Uno studio della Bocconi ha mappato la sicurezza di Milano e i risultati cambiano il dibattito
Milano tra numeri e percezioni, i dati rivelano la città che non vediamo
Milano è una città che corre più veloce dei suoi giudizi. Le notizie di cronaca fanno rumore, i numeri invece parlano piano, ma con più precisione. Uno studio appena pubblicato dalla Bocconi ci permette di guardare sotto la superficie, cambiando radicalmente la percezione della sicurezza urbana nel capoluogo lombardo.
Milano, tra ricerca e sicurezza urbana
La cronaca colpisce forte, ma non può essere il solo metro per giudicare la città. Qui arriva in aiuto un progetto di ricerca che prova a guardare oltre il singolo episodio.
Un progetto che mette i dati al centro
Università Bocconi e Prefettura di Milano hanno siglato nel 2024 un accordo per studiare la vivibilità urbana con dati georeferenziati. Non una semplice analisi dei reati, ma una lettura multidimensionale della città, qualità degli spazi pubblici, illuminazione, presenza di negozi e bar, traffico pedonale, infrastrutture di trasporto, coesione sociale. Risultato, Milano non è un mosaico fatto di quartieri buoni o cattivi, ma un sistema molto più sottile, che cambia isolato dopo isolato.
La sicurezza non è solo polizia
Secondo la Bocconi, la sicurezza urbana è un equilibrio tra fattori socialali, economici e di design urbano. Più una strada è vissuta, illuminata, curata, più le persone vi passeggiano sentendosi tranquille. Più una zona mostra saracinesche abbassate e angoli bui, più cresce il rischio di microcriminalità e la percezione di insicurezza. In altre parole, la prima vera telecamera è la vita urbana stessa.
Guardare i numeri nel contesto internazionale
Per capire quanto Milano sia sicura, occorre un indicatore che non misuri solo i reati più gravi. Uno dei più usati a livello comparativo è l’indice di rischio globale, un valore sintetico che combina diversi elementi, reati contro la persona, reati contro il patrimonio, segnalazioni ufficiali, oltre alla percezione dei cittadini sul livello di sicurezza. È un modello che prova a rappresentare l’esperienza concreta delle persone nello spazio urbano.
Con questo indice, il quadro è chiaro. Milano si colloca in una fascia intermedia tra le grandi metropoli occidentali, più virtuosa di Londra o Parigi, leggermente più problematica di Berlino o Madrid, enormemente più serena rispetto a contesti dove la violenza è un tema strutturale. Gli atti violenti restano pochi, mentre le criticità maggiori riguardano borseggi e furti nei luoghi più frequentati, un fenomeno tipico delle città molto dinamiche. Dati e ricerca ci dicono quindi che il problema non è emergenza criminale, ma qualità degli spazi e continuità della vita urbana.
Il ciclo delle ventiquattro ore
Alcune aree della città sono tra le più sicure e vivibili di giorno, ma presentano criticità legate alla movida e al rumore nelle ore tardive. Navigli, Isola, Porta Genova sono ottimi esempi di luoghi che cambiano volto a seconda dell’ora. La vivibilità non è una condizione statica, ma un equilibrio che si aggiorna nel tempo, come una simulazione dinamica dove variabili sociali e spaziali interagiscono continuamente.
Quando la progettazione funziona, CityLife come caso virtuoso
Se alcuni luoghi soffrono di criticità notturne o problemi legati al passaggio, altri dimostrano quanto la qualità urbana possa migliorare la sicurezza. CityLife è tra questi. Il quartiere nato dalla rigenerazione dell’ex area Fiera mostra come architettura contemporanea, spazi verdi estesi, negozi attivi e una rete pedonale ben disegnata possano creare un ambiente dove vivere è percepito come piacevole e al tempo stesso tranquillo. Qui i dati confermano ciò che i residenti raccontano, vivibilità e sicurezza sono molto alte. Il presidio sociale è costante, non ci sono angoli morti e la manutenzione dello spazio pubblico contribuisce a mantenere la zona accogliente.
Dove i nodi si concentrano
Stazioni e grandi assi di mobilità, come Centrale o Rogoredo, portano con sé flussi di passaggio che richiedono interventi integrati. Non basta pattugliare, serve progettare spazi che invitino le persone a restare, non solo a transitare.
Interventi più chirurgici, meno emergenziali
Il cuore dello studio sta nella capacità di rendere visibili i pattern nascosti. La Prefettura può usare queste mappe per allocare risorse dove servono davvero, prevenire il degrado individuando le strade più fragili, programmare illuminazione e videosorveglianza mirate, incoraggiare attività economiche dove il rischio cresce. Una politica della sicurezza che ragiona in modo scientifico, non per slogan.
Milano, città con un potenziale enorme
Con dati e analisi alla mano si scopre che Milano è mediamente sicura e con una vivibilità molto alta, ma fragile in alcuni punti sensibili e in alcune fasce orarie. La risposta non può essere la paura generalizzata. La risposta è progettare meglio la città per le persone. Il futuro della sicurezza urbana passa dalla qualità degli spazi, dalla vitalità dei quartieri, dalla capacità di osservare i dati senza farsi guidare soltanto dall’emotività.
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