La dichiarazione di successione è un atto del diritto civile italiano che serve a dichiarare al fisco l’entità del patrimonio detenuto da un defunto.
Più precisamente, è una dichiarazione che gli eredi o i legatari di un deceduto sono obbligati a presentare, all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente, entro 12 mesi dalla morte nel caso il defunto abbia lasciato in eredità anche soltanto un immobile o un patrimonio di denaro del valore di almeno 100mila euro.
In caso di immobili, dopo la presentazione della dichiarazione di successione è necessario procedere alla voltura catastale degli immobili, a favore di eredi o legatari, nelle corrette proporzioni.
È obbligatoria perché consente allo Stato di applicare le relative imposte da pagare, perciò ha solo un valore fiscale.
Dicevamo appunto che la dichiarazione di successione ha solo un valore fiscale per lo Stato che deve incassare le dovute imposte. Inoltre, quando una persona muore, per legge lo Stato sa già chi saranno i futuri eredi della proprietà lasciata dal defunto.
Sono le persone citate nel testamento del defunto, in assenza del quale saranno individuati come da regole del Codice civile e saranno definiti “eredi potenziali”. Quando non c’è un testamento, l’eredità si devolve per legge al coniuge, ai figli e ai parenti fino al sesto grado. In mancanza di questi soggetti l’eredità passa allo Stato.
Gli eredi potenziali possono accettare l’eredità o rinunciarvi; in quest’ultimo caso, non rientra nella dichiarazione di successione e quindi non è soggetto a imposta.
Per legge, la dichiarazione di successione è unica per tutto il patrimonio e obbliga i legatari e tutti gli eredi a presentarla, anche se non hanno ancora accettato l’eredità, purché non abbiano espressamente rinunciato.
La dichiarazione può essere presentata anche da un solo erede anche senza consultare gli altri. Quindi può essere sottoscritta da almeno uno degli obbligati eredi. Pertanto, l’accettazione dell’eredità è un adempimento che va fatto dal singolo erede anche successivamente alla presentazione della dichiarazione di successione.
Se il defunto lascia in eredità conti correnti, buoni fruttiferi, depositi di titoli, cassette di sicurezza o altri beni privati, bisogna presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio degli eredi. Perché, appunto, si entra in contatto con uffici pubblici o soggetti privati.
Questa dichiarazione è un atto scritto con il quale il dichiarante (chi presenta la dichiarazione di successione) certifica chi sono gli eredi di una determinata persona, indicandone i dati anagrafici. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è disponibile il modello da compilare.
Per ottenere una copia della dichiarazione di successione è sufficiente recarsi all’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate o richiederla online, sul sito di Agenzia delle Entrate, a costo di 194,20 euro che riceverete entro 30 giorni.
Gli eredi e legatari devono versare al fisco italiano l’imposta con aliquote da applicare sulla quota ereditata, così suddivise:
A tutto questo, vanno sommate anche le imposte da pagare prima di presentare la dichiarazione di successione:
Non è indispensabile la presenza del notaio per la redazione di una dichiarazione di successione che ha finalità fiscali.
Tuttavia, quando nell’asse ereditario ricadono società, patrimoni consistenti o beni distinti tra gli eredi, allora conviene rivolgersi da un notaio o un Caf o patronato.
E quando la consistenza patrimoniale non è ben definita. I costi vanno dai 300 euro per valori molto bassi a 900 per eredità di grande portata.
Superati i 12 mesi dal decesso, se non si è ancora consegnata la dichiarazione di successione, bisogna procedere con il ravvedimento operoso e l’autosegnalazione all’Agenzia delle Entrate.
Per una dichiarazione tardiva non superiore a 30 giorni, è prevista la sanzione amministrativa dal 60 al 120% dell’imposta dovuta o, se non è dovuta imposta, da 150 a 500 euro. In caso di mancata dichiarazione, la sanzione va dal 120 al 240% dell’imposta dovuta o, se l’imposta non è dovuta, da 250 a 1.000 euro.
Quando il ritardo riguarda il versamento dell’imposta (da effettuare nei 60 giorni successivi alla richiesta), si prevede la sanzione del 30% sull’importo non versato.
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