Ogni Paese può esentare fino al 22% del totale degli immobili, e alcune categorie di edifici sono escluse dall’intervento.
Tra questi, monumenti, case di vacanza, palazzi storici protetti, chiese e altri luoghi di culto, e abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.
Per tener conto delle diverse situazioni tra i 27 Stati membri, la classe G della classificazione energetica dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Paese.
In Italia, entro il 2033 tutte le abitazioni residenziali dovranno rientrare nella classe energetica D, ma è importante notare che la classificazione attuale potrebbe cambiare in base alla direttiva europea.
Attualmente, le classi energetiche variano tra i Paesi, e la situazione italiana potrebbe essere rimodulata a seguito della direttiva.
Inoltre, nonostante la percezione comune, l’Italia non è tra i Paesi più colpiti dalla direttiva in termini di proprietà immobiliare e l’età delle case, risultando sotto la media rispetto agli altri Paesi europei.
La direttiva potrebbe influenzare il valore degli immobili in caso di vendita o nuovo contratto di locazione, causando un calo del valore o un aumento non competitivo.
L’efficientamento edilizio potrebbe mettere sotto pressione le banche in un periodo di alta inflazione e aumento dei costi dei materiali edilizi. Il rischio di speculazioni sul mercato rimane alto.
Un altro aspetto critico riguarda le possibili sanzioni per gli edifici non conformi, che saranno responsabilità dei singoli stati.
A partire dal 2030, questi edifici potrebbero essere considerati non vendibili o affittabili, anche se questa eventualità non è stata ancora ufficialmente confermata.
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